Ultima Corsa – la presentazione

La presentazione della rubrica dentro a Localmente Mosso, su Radio Popolare Milano, al mercoledì mattina

A volte sono diventate nuovi percorsi per biciclette, in altri casi sono toccate da rari treni a vapore, altrove sono ormai quasi solo una traccia da seguire con la memoria. Sono le ferrovie perdute, un patrimonio storico e del paesaggio: anche in Lombardia si contano centinaia di km di percorsi dove un tempo correvano i treni e che in seguito sono stati abbandonati con la motorizzazione e la civiltà dell’automobile. Seguire le ferrovie perdute porta alla scoperta spesso di zone di grande fascino in Lombardia, a partire dalle valli da cui il treno fu sfrattato negli anni Cinquanta e Sessanta, a volte per lasciare qualche spazio in più alle automobili e alle strade, destinate poi a divorare sempre più boschi e campi. E ancora: ci sono storie partigiane, operaie e di migranti raccontate da rotaie arrugginite, ma non ancora cancellate del tutto dal passare del tempo. Una rete di percorsi – fin dentro alla metropoli – che spesso si può riscoprire in bicicletta – a volte faticando un po’ – e intorno a cui ruotano anche progetti di sviluppo locale e turismo sostenibile. Senza dimenticare che ogni tanto – succede – qualche ferrovia rinasce anche oggi, senza bisogno dei viadotti in cemento e delle altre grandi opere della TAV. Le racconteremo passo passo, anzi al ritmo delle traversine in legno tra le rotaie: senza troppa nostalgia, ma guardando al futuro, tra la Lombardia e alcune province vicine.

8 pensieri su “Ultima Corsa – la presentazione

  1. Che dire? Abbiamo sacrificato tutto al dio automobile e continuiamo ciecamente a farlo. Gli offriamo in olocausto un’atra fetta di campagna per costruire la quarta corsia di un’autostrada, che dopo due settimane sarà già intasata come lo erano le prime tre; rendiamo orrendamente variopinte cittadine sulle colline toscane con una selva di cartelli di divieto di sosta, senso unico, divieto di transito, ecc. ; dove un tempo si attraversava sul passaggio zebrato, ora abbiamo piazzato una bella rotatoria che costituisce un invito al suicidio per il pedone… Figuriamoci se in questo ci può essere spazio per un trasporto pubblico “minore” (e se pensassimo al valore sociale che ha avuto in un passato ancora recente?). Intanto i sapientoni ci dicono che non sarà necessario rinunciare al nostro amato giocattolone a motore: useremo l’auto elettrica. Pensate a tutte le auto circolanti trasformate in veicoli elettrici. Chi e come produrrà l’energia necessaria? ci penseranno gli angeli o dovremo ricorrere ad energia termoelettrica (inquinamento da combustibili fossili) o idroelettrica (trasformeremmo ogni valle di montagna in un bacino artificiale)?

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